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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/151

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tranquilla inverecondia della donna, che in quell’ angolo lurido si faceva maggiore e sembrava naturale.

— Vai col vecchio? bisbigliò Simona a Clarissa.

— Non son così matta! rispose questa, forte.

La camerista, una ragazza bruttissima, molto famigliare, «che aiutava Simona a mettersi il mantello, si teneva le costole dal ridere.

Le tre donne si spingevano, balbettando tronche parole, che raddoppiavano la loro ilarità,

— Suvvia, Clarissa, abbraccia questo signore, ripeté Fauchery. Sai che ha il sacchetto degli scudi.

E volgendosi al conte:

— La vi abbraccerà, vedrete, disse, è graziosissima.

Ma a Clarissa gli uomini mettevano nausea; parlò con disgusto dei sudicioni che aspettavano giù, dalla custode; D’altronde aveva fretta di scendere, non voleva la si facesse indugiare, mancherebbe la sua ultima scena. Poi, siccome Fauchery sbarrava l’uscio, si deciso a metter due baci sulle bassette di Muffat, dicendo:

— Non per voi, veh! ma perchè Fauchery mi secca!

E scappò; il conte rimaneva impacciato davanti al suocero.

Un’onda di sangue gli era salita alla faccia.

Nel camerino di Nana, in mezzo allo sfarzo degli addobbi, mon aveva sentito 1’ acre eccitamento che lo pungeva ora nella obbrobriosa povertà di quello stambugio, pieno dell’ abbandono procace di due donne.

Pertanto, il marchese era partito dietro Simona, molto affrettata, bisbigliandole alcunchè all’orecchio, mentre essa crollava il capo in segno di rifiuto.

Fauchery li aveva seguiti ridendo.

AtHora, il conte si vide solo con la camerista, la quale risciacquava i bacini; e se ne andò; scese a sua volta le scale colle gambe fiacche, facendo di nuovo scappare, davanti a sè, © delle donne in gonnella, a sbatacchiar degli usci semiaperti sul suo passaggio. Ma in mezzo a quella baraonda di femmine che si sbandava pei quattro piani, non vide distintamente che un gatto, un gattone fulvo, il quale in quella fornace impestata di muschio, correva lungo gli scalini, la