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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/155

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piedi. Ogni lotta era cessata in lui. Un’onda di vita nuova sommergeva le sue idee e le sue credenze di quarant’anni.

Mentre seguiva i Boulevard, il rumore delle ultime carrozze gli gridava all’orecchio il nome di Nana, la luce del gas faceva danzare a’ suoi occhi delle nudità, le braccia morbide, le nivee spalle di Nana. Sentiva che la era padrona di lui, che egli avrebbe rinnegato ogni cosa, venduto ogni cosa per averla un’ora sola, quella sera stessa. Era la sua gioventù che si svegliava finalmente, una pubertà ingorda d’adolescente che divampava all’improvviso nella sua freddezza di cattolico e nella sua dignità d’uomo maturo.

VI.

Il conte Muffat, accompagnato dalla moglie e della figlia, era giunto la sera prima alle Fondette, ove la signora Hugon, che vi si trovava sola col figlio Giorgio, li aveva invitati a passare otto giorni..

La casa, fabbricata verso la fine del diciasettesimo secolo, sorgeva in mezzo ad un immmenso recinto quadrato, senza alcun ornamento, ma il giardino aveva delle ombre magnifiche, una fila di vasche d’acqua corrente alimentate da fanti naturali. Formava lungo la via Orleans a Parigi un’onda di verdura, un’enorme macchia d’alberi che rompeva la monetonia di quella pianura in cui si stendevano all’infinito i campi coltivati.

Alle undici, quando la seconda scampanellata della colazione ebbe riuniti tutti in sala da pranzo, la signora Hugon, col suo buon sorriso materno, pose due bacioni sulle guancie di Sabina, dicendo:

— fai, in villa così fo”... Ringiovanisco di vent’anni al vederti quà... Hai dormito bene nella tua antica camera?