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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/163

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mentre le sue gonnelle ondeggiavano con uno sbatter da bandiera.

— Ah, no! questa non mi va! disse Zoè, ritirando subito il naso. Il vento porterà per aria la signora... Che tempo indiavolato 1

Nana non udiva. Aveva chinato la testa, guardava il podere sotto di lei. V’erano circa sette od otto jugeri di terra, cinti di mura. Ma la vista dell’orto assorbì tutta la sua attenzione. Scese giù a furia, urtando la cameriera sulle scale balbettando:

— È pieno di cavoli!... Oh! dèi cavoli grossi, grossi 1.. ed insalate, e acetosa, e cipolle, un po’ di tutto! Vieni presto!

La pioggia si faceva più forte. Nana, aperto l’ombrellino di seta bianca, si diè a correre pei viali.

— La signora si piglierà un malanno! gridava Zoè, rimasta placidamente sotto la veranda.

Ma Nana voleva’ vedere. Ad ogni nuova scoperta erano nuove esclamazioni.

— Zoè, degli spinaci! Vieni dunque!... Oh! dei carciofi:

Son pur strani! Fioriscono dunque i carciofi?... To! che reba è questa? Non la conosco... Vieni, Zoò, forse tu lo saprai.

Ma Zoè non si moveva. Bisognava proprio che la sig nora fosse pazza. L’acqua, ormai, cadeva a catinelle, l’ombrellino di seta bianca era già tutto nero e non proteggeva la signora le cui gonne erano inzuppate. Ma essa non vi badava. Sotto quel diluvio, visitava l’ortaglia ed il frutteto, fermandosi ad ogni albero, cliinandosi su d’ogni aiuola. Corse a gettar uno sguardo in fondo al pozzo. Sollevò un’intelniatara per veder che cosa ci fosse sotto, restò asserta nella contemplazione di una immensa zucca. Sentiva il bisogno di passar per tutti quei viali e di prender immediato possesso di tutte quelle cose che aveva sognato altre volte, quando trascinava le sue ciabatte d’’operaia sul lastrico di Parigi. La pioggia raddoppiava, ma essa non la sentiva, dolentissima soltanto che scemasse la luce del giorno. Non distingueva più bene le cose,

toccava con le dita per rendersene conto. D’un tratto, ilel

crepuscolo distinse delle dà Allora la sua AO ci scoppiò.