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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/191

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VI.

Tre mesi dopo, una sera di dicembre, il conte Muffat passeggiava nel transito dei Panorama.

La sera non era punto fredda: un acquazzone aveva costretto molta gente a rifagiarsi in’quel passaggio, ed eran là accalcati, sfilando lentamente e malagevolmente nell’angusto spazio lisciato dalle botteghe. Sotto i cristalli fatti bianchi dai riflessi, ardeva una vivissima illuminazione, scorrevan torrenti di luce, sfolgoravano lanterne purpurse, globi lattei, frasparenti, azzurri, ribalte di gas, oroligi e veritagli mostruosi foggiati di mille fiammelle; e le scréziatò tinte delle vetrine, Porò dèi gioiellieri, i cristalli dei pasticciéri, le stoffe di seta dhiaré delle crestaie, brillavano dietro le terse vetrine alla Ince sfavillante dei becchi di gas, accresciuta dai riflettori, inontre nella variopinta e confusa molteplicità delle insegne, ti enorme guanto di porpora, pareva da lontano uria mano rei spiccata dal braccio 6 chiusa in un polsino giallo

Il conte Muffat era risalito Ietitamiento find al doulevard.

Giotto uno sguardo sul marciapiede, poi rifece la via a lenti Dassi rasente le botteghe.

L’umidità, l’aria densa e riscaldata; mettevano una nebbia Itimiriosa nello stretto amdito. Sul selciato, bagnato dallo sgocciolo degli ombrelli, écheggiava continuamente un rimbombo di passi, senza nesstin rumore di voci. I passéggieri, rasentanidolo ad ogni giro, lo squadravano muti, la faccia illividifa dal chiurote del pas. Allora, per isfuggire è quegli sguardi, il conte gi fermò davanti ad tha vetrina da cartolaio e si diè a contemplare con profonda attenzione dei Pnumante