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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/196

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Alcuni macchinisti che uscivano per fumare la pipa, fra un atto e l’altro, li urtarono, senza che essi avessero il coraggio di lagnarsi. Tre ragazzaccie scarmigliate, in veste sudicie, apparvero sulla soglia, mordendo delle mele, sputandone i torsi: ed essi chinarono il capo, rimasero immoti, affrontando le occhiate impudenti di quelle laide creature, la trivialità delle loro parole; rimasero inzaccherati, insudiciati da quelle donnaccie cui parve buffo gettarsi su di loro, spingendosi a vicenda.

Proprio in quel momento, Nana scendeva i tre scalini. Nel veder Muffat si fe’ bianca, bianca.

— AR! siete voi, balbettò.

Le comparse che sogghignavano, ebbero paura, ravvisandola e rimasero immobili, tutte in fila, col far serio di fantesche sorprese dalla padrona nell’atto di far qualche malanno. Il signore alto e biondo s’era fatto in disparte triste insieme e rassicurato.

— Ebbene! datemi braccio, riprese Nana con impazienza.

Se ne andarono piano, piano.

Il conte che aveva preparato molte domande, non trovava nulla da dire. Fu lei, che con rapida voce, contò tutta una

storia: alle otto era ancora dalla zia; poi, vedendo Gigino

star molto meglio, aveva avuto l’idea di recarsi un momento

«al teatro.

— Qualche affare importante? chiese Ini.

— Sì, una nuova produzione, rispose lei, dopo un momento di esitanza. Si voleva sentire il mio parere.

Egli capì che mentiva, Ma la tepida sensazione del suo braccio, fortemente appoggiato sul suo, lo lasciava senza forza;

non aveva più nè collera, nè rancore per la lunga attesa”;

l’unico suo pensiero era di tenersela lì, ora che la era in

sua mano.

L’indomani, procurerebbe di sapere ciò che era venutaTa fare nel suo camerino. Nana, sempre perplessa, visibilmente in preda alla cura interna di una persona che cerca riaversi e prendere un partito, si fermò, svoltando l’angolo della.

galleria delle Varietà, davanti la vetrina di una bottega di

ventagli.