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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/235

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la metteva al muro, parlando di strangolarla, ciò che la faceva diventar arrendevole. Di solito, caduta sopra una seggiola, singhiozzava per un cinque minuti. Poi dimenticava, tornava gaia, con canti e risa e corse pazze che riempivano il quartierino del volo delle sue gonne.

Il peggio si era che ormai Fontan spariva per tutta la giornata e non rientrava mai prima di mezzanotte; andava nei caffè, ove ritrovava dei camerata.

Nana tollerava ogni cosa, tremante, carezzevole, colla sola paura di non più vederlo ritornare, se gli faceva un rimprovero. Ma certi giorni in cui non aveva seco nè madama Maloir, nè sua zia con Gigino, s’annoiava mortalmente. Per cui

una domenica, essendo scesa al mercato La Rochefoucauld e:

mentre stava contrattando due piccioni, fu felicissima d’incontrarvi -Satin, che comperava un mazzo di rapani. Da quella sera in cui il principe aveva bevato lo sciampagna di Fontan, non s’erano più rivedute.

— Come! sei tu? sei da queste parti? disse Satin, stupefatta di vederla in pantofole, nella via, a quell’ora. Ah! povera la mia figliola, siamo al verde dunque!

Nana la fe’ tacere con un corrugar di ciglia, perchè c’erano là due altre donne, in veste da camera, senza biancheria, i capelli sciolti e sparsi di peluria. Alla mattina, tutte le sgualdrine del quartiere,, appena licenziato l’amante della sera innanzi, venivano a far loro provviste, cogli occhi ancor gonfi dal sonno, strascinando le ciabatte col cattivo umore e la stanchezza d’una notte uggiosa. Da ogni via del crocicchio, ne scendeva verso il mercato, alcune pallidissime, ancor giovani, vezzose nel loro abbandono, altre orride., vecchie e cascanti,

la pelle floscia, infischiandosi d’essere vedute così all’ infaori delle ore dedicate al mestiere; mentre sui marciapiedi, gli

uomini si voltavano, senza che una sola di quelle degnasse sorridere, tutte affaccendate, con arie sdegnose di massaie, per le-quali gli uomini non esistevano nemmanco.

Appunto, mentre Satin stava pagando il suo mazzo di rapani, un giovinotto, qualche impiegatuccio in ritardo, le gettò passando un: «Buon dì, carina. > - &

D’un colpo, si rizzò sdegnosa, colla dignità d’ una regina

offesa, dicendo::