Vai al contenuto

Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/242

Da Wikisource.

— 238 —


cosa. Tuttavia, diceva col suo tono ragionevole, che dei gusti e dei colori non bisognava discutere, perchè non si sapeva mai quello che ci potrebbe un giorno piacere. Epperò continuava a mangiar la sua crema filosoficamente, accorgendosi perfettamente che Satin metteva in rivoluzione le tavole vicine, coi suoi grandi occhi azzurri da verginella.

Vi era sopratutto vicino a lei una robusta giovane bionda, amabilissima; la s’infiammava, le si spingeva contro, tanto che Nana fa lì ll per intervenire.

Ma, in quella, una donna che entrava la colpì di stupore; aveva riconosciuto madama Robert.

Questa, col suo grazioso musetto da topolino bruno, volse un cenno di testa famigliare alla fantesca alta e magra, poi venne ad appoggiarsi sul banco di Laura. E tutte e due si baciarono lungamente.

Nana trovò una tal carezza assai strana da parte di una donna così distinta; tanto più che madama Robert non aveva per nulla il suo contegno modesto, tutt’altro, lanciava occhiate qua e là nella sala, discorrendo sottovoce.

Laura si era rimessa a sedere, torreggiando di nuovo, colla maestà d’un vecchio idolo del vizio, la cui faccia è logora e levigata dai baci dei fedeli; e, al disopra dei piatti colmi ella regnava sulla sua clientela rigonfia di donnone, mostruosamente enorme anche a petto delle più corpulenti fra quelle, fiera della sua ricchezza di padrona d’albergo, che ricompensava quarant’anni di esercizio.

Madama Robert intanto aveva scorto Satin. Lasciò Laura, accorse, si mostrò graziosissima, dicendo quanto le doleva di non essersi trovata in casa il dì innanzi; e siccome Satin, lusingata, sedotta, voleva assolutamente farle un posticino accanto a lei, ella giurava che aveva pranzato. Era salita unicamente per dare un’occhiata; e, parlando, in piedi dietro la sua nuova amica, s’appoggiava alle sue spalle, sorridente, carezzevole, ripetendo:

— Ebbene! quand’è che verrete? Se foste libera...

Nana, sgraziatamente, non potè udire di più. Quella conversazione la irritava; friggeva di dire quattro paroline fuori dei denti a quella onestissima signora.