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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/245

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le si scrivesse delle gran frasi d’ amore, con dei giuramenti:

leggeva poi questo a tutti quanti.

Fontan conosceva lo stile di Giorgio e lo APprezzava,

Ma, quella sera, essa paventava talmente una scena, che si mostrò indifferente; scorse la lettera con aria infastidita, e la ributtò tosto sul tavolo.

Fontan s’era messo a battere la ritirata su d’un vetro, uggito di coricarsi così presto, non sapendo come impiegar la serata; d’ un tratto si voltò.

— Se si rispondesse subito a quel monelle, diss’ egli.

Di solito, era lui che scriveva; emulava seco di stile. Poi, era felice, allorchè Nana, entusiasmata dalla lettura fatta ad alta voce, della sua-lettera, lo abbracciava, gridamdo che non c’ era che lui per trovare simili frasi. Ciò finiva coll’’eccitarli, e quindi si adoravano.

— Come vuoi? rispose Nana. Io intanto farò il thè, eppoi andremo a letto.

Alora Fontan si pose a tavolino, spiegando gran pompa di penne, di’ carta e d’ inchiostro, arrotando il braccio, allun gando il mento.

— «Cuor mio!» cominciò egli ad-alta voce.

E durante un’ora buona, restò assorto in quella bisogna riflettendo talvolta su di una frase, il capo fra le mani, raffinando i periodi, ridendo a -sè stesso, quando aveva trovato.

una tenera espressione. Nana frattanto aveva, -silenziosa “ mente, già preso due tazze di thè.

Finalmente, ei lesse la lettera, come si legge sul palco scenico, a mezza voce, e con sobrio gesto. Parlava là dentro, per cinque pagine filate, delle < ore deliziose passate alla Mignotte; quelle ore, il cui ricordo rimaneva inalterato al pari di certi sottili profumi,» giurava «una fedeltà eterna a quella primavera dell’ amore,» e finiva «col dichiarare che il suo unico desiderio era «di rivivere quei giorni felici, seppure la felicità può essere ricominciata.»

— Sai bene, spiegò egli, dico tutto ciò per cortesia. Dal momento che è per burla... Eh! che ne dici? mi pare che la è-ben colpita questa!

Bgli trivnfava.

Zora — Nana. 16