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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/261

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non tener conto neppur del proprio interesse. Quando Bosc gli faceva qualche osservazione, gridava inasprito, farente, senza che si sapesse il perchè, che se n’infischiava di lei e de’ suoi ghiotti desinari, che la caccerebbe fuori dell’uscio, non foss’altro che per regalare ad un’altra il suo denaro,

E questo fu lo scioglimento della loro relazione.

Una sera, Nana, rientrando a casa verso le undici, trovò l’uscio chiuso a catenaccio. Picchiò una prima volta, nessuna risposta: una seconda volta, sempre nessuna risposta. Tuttavia, vedeva della luce sotto la porta, e Fontan, al di dentro non si scomodava Essa picchiò di nuovo, senza stancarsi, chiamando, arrabbiandosi.

Finalmente la voce di Fontan sorse lenta e grossa, lanciando una sola parola:

— Mer...a!

Essa si die’ a picchiare coi pugni.

— Mer..a!

Bussò più forte, in modo da fendere il legno.

— M...da!l —

E durante un quarto d’ora, la stessa sconcia villania venne a schiaffeggiarla, a rispondere come un eco beffarda ad ognî colpo con cui scoteva-la porta, Poi, vedendo che non la si stancava, egli nperse l’uscio d’un tratto, si piantò sulla soglia, le braccia incrociate e disse colla stessa voce freddamente brutale:

—— Sacr..0! volete finirla? Che cosa volete?... Ci lascierete

una buona volta dormire? Vedete bene che ho gente.

Nom era solo infatti; Nana potè scorgere la donnina dei Bouffets, di già in camicia, coi suoi cappelli di stoppa arruffati, e i suoi occhi a foro di succhiello, che se la spassava fra quei mobili che lei aveva pagati.

Ma Fontan si avanzava sul pianerottolo, in aria terribile, aprendo le sue grosse dita come una tanaglia.

— Vattene, o ti strozzo!

Allora Nana scoppiò in singulti convalsi. Ebbe paura e faggì. Questa volta era lei che veniva scacciata. Nella sua rabbia, ricordò ad un tratto Muffat; ma, affè, non era Fontan

che avrebbe dovuto renderle pan per focaccia,