Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
IL
AI teatro delle Varietà si faceva la prova della Duchessina. Si aveva già sbezzato il primo atto, e si stava per cominciare il secondo.
AI proscenio, in due vecchi seggioloni, Fauchery e Bordenave discutevano, mentre il suggeritore, papà Cossard, un gobbetto, seduto su di ùna seggiola in paglia, sfogliava il manoscritto con una matita fra le labbra.
— Animo! Che cosa s’ aspetta? gridò ad an tratto Borderave, battendo in furia l’impiantito colla punta del suo grosso bastone. Barillot, perchè non s’ incomincia?
— È il signor Bosc, che è sparito, rispose Barillot, che faceva le fanzioni di sotto-direttore.
Allora, fa una burrasca. Tutti chiamavano Bosc. Bordenave bestemmiava.
— Sacr...0! la è sempre la stessa storia. Si ha un bel sonare, sono sempre dove non dovrebbero... E poi brontolano quando si tengono qui dopo le quattro.
Ma Bosc giungeva con placida tranquillità.
— Eh? che? cosa si vuole? Ah! tocca a me! bisognava dirlo... Ebbene! Simona dà la parola: «Ecco gli invitati che giungono» e io entro... Da dove entro?
— Dalla porta, probabilmente, dichiarò Fauchery stizzito.
— Sì, ma dov’è poi la porta?
Stavolta Bordenave si scaricò sopra Barillot, rimettendosi a bestemmiare e a sfondar l’ assito a colpi di canna.
— Corpo d’ un satanasso! Avevo detto di porre là una sedia per figurare la porta. Tutti i giorni bisogna rifar daccapo l’ impianto... Barillot? O dov’è Barillot? un altro che se ne wa, ora! se la battono tutti!