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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/266

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Nondimeno, Barillot, venne in persona a collocare la seggiola, muto, curvo sotto la procella, E la prova cominciò.

Simona, in cappellino, avvolta nella pelliccia, prendeva il fare d’ una servente che rassetta i mobili d’una stanza. S’interrappe per dire:

— Sapete, non ho punto caldo, tengo le mani nel manicotto.

Poi, mutando voce, accolse Bosc con un lieve grido:

— To! il signor conte. Siete il primo, signor conte; la signora sarà ben contenta.

Bosc aveva un paio di calzoni infangati, un: lungo pastrano giallo, con un’ immensa sciarpa avvolta intorno al collo; colle mani in tasca, un veccliio cappello in testa, senza fan gesti, con voce sorda, rispose:

— Non disturbate la vostra padrona Isabella; voglio sor= prenderla.

La prova continuò.

Bordenave ingrognato, sepolto nel seggiolone, ravoliinaia con aria stracca. Fauchery, nervoso, mutava posizione, aveva ad ogni poco delle gran tentazioni d’ interrompere gli artisti che a stento frenava. Ma dietro di lui, nel teatro buio 6 vuoto, udì un sussurìo.

— È lei ch’è laggiù? chiese, chinandosi verso Bordenave.

- Bordenave fe’ segno di sì col capo.

Prima di accettare la parte di Geraldina ch’ei le aveva offerto, Nana aveva voluto sentir la commedia, perchè esitava,. a far nuovamente una parte di cocotfe. Era quella di una brava donnà onesta, ch’ essa sognava di fare. Si teneva nascosta nell’ ombra di un palco con Labondette, il quale s’ intrometteva per lei presso Bordenave. Fauchery: la cercò con un’occhiata e si rimise a seguire la prova.

Il proscenio soltanto era rischiarato. Una fiammella di gas, presa ad uno dei rami della ribalta, e di cui un riflettore gettava tutta la luce sui primi piani della scena, sembrava. un occhio giallo smisurato, aperto nella penombra, ove ’splendeva con una tristezza losca. Cossard, per vederci meglio, sollevava il manoscritto mettendolo in piena luce sotto quella fiamma che faceva risaltare la sporgenza della sua: gib» bosità.