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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/267

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Bordenave e Fauchery sparivano nelle tenebre. In mezzo. all’ immenso vaso del teatro e del palcoscenico, e per alcuni metri solamente brillava quella vacillante fiammella, sinìileal riverbero d’ un fanale inchiodato sopra ur palo in pa stazione, ed a quel riverbero, gli attori assumevano l’aspetto di fantastiche visioni, con la lor ombra danzante dietro di loro.

Il rimanente del palcoscenico velato da una specie di fumo, appariva come un cantiere di demolizioni, una navata sfondata ingombra di scale, di quinte, i cui dipinti scoloriti facevano l’effetto di mucchi di macerie, mentre, per aria, gli scenari sciorinati, sembravano stracci appesi alle travi di qualche immenso magazzeno di cenci. In alto, in alto, un raggio di gaio sole, piovendo da una finestra, tagliava con la sua asta d’oro le tenebre della vélta.

In fondo al palcoscenico, pertanto, gli attori ciarlavano, aspettando il loro turno; a poco a poco avevano alzata la voce.

— Orsù! volete tacere? urlò Bordenave, dimenandosi rabbiosamente sul seggiolone. Non afferro una parola... andate fuori se avete da discorrere. Noi altri si lavora. Barillot, se si ciarla ancora metto tutti quanti all’ ammenda.

Si tacquero per un momento.

Erano seduti in crocchio, sopra una panca e dei sedili rustici, in un angolo di giardino già preparati per la prima scena della recita di quella sera. Fontan e Prullière stavano intenti ad ascoltar Rosa, alla quale il direttore delle FoliesDramatiques aveva appunto allora fatto magnifiche offerte, ma una voce gridò:

— La duchessa!.. Saint-Firmin... Animo! La duchessa e Saint-Firmin.

Soltanto alla seconda chiamata Prallière rammentò ch’egli faceva da Saint-Firmin. Rosa, chie aveva la parte della duchessa Elena, lo aspettava già per la loro entrata in scena.

Il vecchio Bosc intanto andava a sedere pian piano., trascinando i piedi sulle tavole vuote e sonore. Clarissa gli offerse metà del sedile.

— Che cos’ha mai da vociare in tal modo? chiese lei par i