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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/268

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lando di Bordenave, la vuol esser bella fra poco... Non si può più metter allo studio una commedia oramai senza ch’ egli diventi nervoso.

Bosc, superiore ad ogni procella, si strinse nelle spalle.

Fontan mormorava:

— Egli fiuta un fiasco. La mi ha l’aria scempia, questa commedia.

Poi, volto a Clarissa, alludendo alle parole di Rosa:

— Ci credi te, eh? alla storia delle Folies?... Trecento franchi per sera, e per cento recite. Perchè non una villa per sopramercato?... Se dessero trecento lire a sua moglie, Mignon, pianterebbe oggi stesso il nostro Bordenave, e come!

Clarissa credeva alle trecento lire. Quel Fontan sparlava. sempre dei compagni! Ma Simona li interruppe, essa tremava dal freddo.

Tutti, ben chiusi nei pastrani, coi fazzoletti di seta al collo, guardarono il raggio di sole che splendeva in alto, senza scendere fino alla gelida atmosfera del palcoscenico.

Di fuori, gelava, con un cielo puro e luminoso di novembre. — E non c’è fuoco al foyer! disse Simona. È una vergogna! colui diventa d’un spilorcio!... Lo, quasi vorrei andarmene, non voglio pigliarmi un malanno.

_— Silenzio dunque! tuonò di nuovo Bordenave.

Allora, per alcuni minuti non s’ udì altro che il confuso recitar degli attori che erano in iscena. Accennavano appena i gesti, mantenevano una voce piana per non stancarsi, ma quando indicavano un’intenzione, volgevano uno sguardo alla sala, che 8’apriva davanti a loro, come una voragine, ove galeggiava un’ ombra vaga, simile al finissimo polverìo rin- — chiuso in un alto solaio, privo di finestre.

Quel teatro buio, rischiarato soltanto dalla fioca luce del palcoscenico, appariva sonnolento, d’una tristezza smarrita che vi turbava.

Fitte tenebre velavano le pitture della volta: dall’alto al basso dei palchi di proscenio a destra ed a sinistra, pendevano lunghe liste di tela grigia, per difendere gli addobbi della polvere; e le copertine continuavano; altre liste di tela. coprivano del pari il velluto delle balaustre, cingendo le gal-