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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/269

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lerie di doppio drappo funebre, macchiando l’ombra con le loro tinte scialbe. Nell’universale assenza di colori, si distingueva soltanto lo sprofondarsi più cupo dei palchi che sognavano la disposizione dei piani e le macchie dei seggioloni; il cui velluto porpora si faceva nero. La lumiera, completamente abbassata, riempiva l’orchestra de’ suoi ciondoli di

cristallo, faceva pensare ad un cambiamento di casa, alla

partenza del pubblico per un viaggio senza ritorno. E appunto Rosa, in quel momento, nella sua parte della

giovine duchessa smarrita presso una cortigiana, s’accostava

alla ribalta. Essa alzò le mani, fece una smorfia adorabile, graziosissima a quella sala vuota e buia, triste come una casa in lutto.

— «Dio mio! Che strana Società!» disse, facendo spiccar quella frase, sicura di produr effetto.

In fondo al palco in cui si celava, Nana, avvolta in un ampio sciallo, ascoltava la commedia, mangiandosi Rosa con gli occhi. Ad un certo punto si volse verso Labordette e chiese sottovoce:

— Sei sicuro che verrà?

— Sicurissimo, rispose lui. Verrà certamente con Mignon, per aver un pretesto... Appena comparirà salirai nel camerino di Matilde, dove te lo condurrò i

Parlavano del conte Muffat.

Era un ritrovo combinato da Labordette su d’un terreno neutro, -dopo una seria conversazione con Bordenave, di cui gli affari andavano malissimo per due fiaschi successivi. Bordenave s’era affrettato a prestare îl1 suo teatro è ad offrire na parte a Nana, desiderando rendersi propizio il conte, da cui sperava probabilmente un imprestito.

— E che ne dici della parte di Geraldina? riprese Labordette.

Ma Nana, immobile, non rispondeva. Dopo il primo atto, cui l’autore esponeva come il duca di Beaurivage tradisse la

moglie per la bionda Geraldina, una séeZZa d’operetta, si ve deva, nel secorido atto, la duchessa Elena venir in casa del attrice, una sera di veglia mascherata, per imparare, mercò

qual magico fascino, quelle donne conquistassero e trattenes sero i loro mariti.