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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/302

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Francesco introdusse Filippo Hugon, vestito in civile. “

Giorgio, dapprima, attraversò la camera in punta di piedi, per obbedire a Nana. Ma un suono di voce lo trattenne, esitante, così pieno d’angoscia, che le gambe gli si piegavano sotto. Immaginava delle catastrofi, dei ceffoni, delle cose abbaminevoli che lo costringerebbero a romperla per sempre. con Nana. Non seppe quindi resistere alla smania di origliare.

Udiva male; lo spessore delle cortine sulla porta soffocava, ogni ramore. Però poteva afferrar a volo qualche frase profferita con riseluta chiarezza da Filippo, frasi in cui suonavano le parole di ragàzzo, famiglia, onore. Nella sua ansia di saper che cosa la sua diletta risponderebbe, il cuore di Giorgio batteva disperatamente, lo stordiva con un confuso ronzìo. Certo Nana, si lascierebbe sfuggire un «Sessione porco, > 0 un che «non mi rompete le scatole.»

Ma non udiva nulla, nemmeno un respiro di Nana come s’ella fosse morta; in breve anche la voce di Filippo si fe sommessa, morì in un susurrìo. Giorgio non ci si raccapez- zava, quando un mormorìo singolare accrebbe il suo stupore Era Nana che singhiozzava. Per un momento, egli fu in -preda a sentimenti diversi, volle faggire o piombare su Filippo. Ma proprio in quella, Zoè entrò, ed egli, vergognoso d’esser sorpreso, si scostò dall’ uscio.

La cameriera si diè a ripor placidamente della biancheria in un armadio, mentre lui, muto, immobile, poggiava la fronte ad un cristallo della finestra, divorato dall’ MAAaioLaRino:

Zoè chiese dopo una pausa:

— Gliè vostro fratello che è dalla signora?

— Sì, rispose il ragazzo con voce soffocata. Vi fa un DUOVO silenzio.

— Ciò vi dà pensiero eh, signor Giorgio?

— Sì, ripetò egli con l’istesso sforzo doloroso.

Zoè non si affrettava. Piogò pian piano delle trine, e disse lentamente:

— Avete torto.. la signora accomoderà ogni cosa.

Non disse altro: restarono silenziosi. Ma Zoè non lasciava la camera. Per una mezz’ora girò di qua e di là, senza avvedersi della presente esasperazione del ragazzo che illividiva per l’ansia ed il dubbio, gettando obliqui sguardi sulla porta.