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— Oh’! come gli domini mi seccano!
Un: dopb pranzo; “tornando dat” concerto: iti" lan”, Name! notò in via Montmartre uria donna’ che -correvavin’ gomeltàP sudicia, stivaletti ridotti in-ciabattaed un dica dai dalla: pioggia. All’ improvviso la’ ravvisò”:
— Fermate, Carlo! gridò al coccliiere; E chiamò:
— Satin! Satin!
La gente si voltò indietro sorpresa. Satin si avidostti; “ingue diciamdosi ancor di più coutròo le ruote.
— Vien su, figliuola, disse Nana, senza punto curarsi’ della ’ gente.
E la raccolse, la portò via seco, così sudicià nèl’landò celeste; facendola sedere accartto alla sua veste:grigio- perla” guarnita di preziose’ trine di Chantilly, mertre-la-’tutba’’rideva del contegno dignitoso del cocchiere:
Da:quel momento, Nana ebbe una passione’ che l’ocetpà: Satin fu il suo vizio. Insediata nel palazzo del viale «di’Vil= liers, ripulita, rassettata, provvista: di-robe, durante! tre giorni raccontò la prigionia di S. Lazzaro, e ile nofe: colle suore; 0 le porcherie di quelli della: polizia che l’avevamo ’ messa in lista.
Nana si sdegnava; la consolava, giurava’ di “tràrla dir là, quarido dovesse andare lei stessa dal ministro. Frattrintd, nulla urgeva, non si verrebbe a- cercarla in sua” cd$a; di certo.
E dei pomeriggi di ténere’espansionì ricominoftrotié-fra le due donne, delle parole carezzevoli, dei baci interfotti dalle: risa. Era il piccolo gioco, troncato dall’arrivo degli’ agertti di- polizia, in.via Laval, che riprendeva, sur un tono di scherzo. Poi, una bella sera, la cosa si fece seria. Nana, così disgustata e nauseata in causa di Laùra, capiva finalmenté. Ne fu stravolta, frenetica; tantò più ché; appinto;: la’mattina del quarto giorno, Satin scomparve. Nessuno l’ aveva veduta uscire. Se l’era svignata, col sno bell*abito nuovo, ripresa” dal bisogno d’ aria, avendo la nostalgia dél suo:marciapiete.
Quel giorno, vi fu una tempesta’ così fortenet palazzo, che” tutti i domestici stavano ad orecchie basse senza trarre’ un’’