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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/309

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respiro. Nana fu sul punto di bastonare Francesco, che non s’era messo attraverso la porta d’ uscita. Essa procurava tuttavia di contenersi, trattava Satin da creatura abbietta; imparerebbe così a raccogliere simili sozzure dal fango. Il dopo pranzo, quando la signora si ritirava, Zoè l’ intese sin.ghiozzare. Bruscamente, la sera, domandò la sua carrozza e si fece condurre da Laura.

Le era venuto l’idea che troverebbe Satin alla tavola rotonda della via dei Martiri. Non era già per riaverla, era per stamparle la sua mano sulla faccia.

Infatti, Satin pranzava ad un tavolino con madama Roebert. Scorgendo Nana, si mise a ridere. Questa, colpita nel cuore, non fece scene, anzi fu dolce e affabilissima.

Pagò dello sciampagna, ubbriacò cinque o sei tavole, poi rapì Satin, mentre madama Robert era ai gabinetti.

In carrozza la morse, la minacciò di ucciderla un’ altra volta.

Allora, continuamente, lo cleai gioco ricominciò. A venti riprese, tragica ne’ suoi farori di donna ingannata, Nana. corse alla ricerca di quella sgualdrina, che s’ involava all’impazzata, ristucca del ben essere di quel palazzo. Parlava di schiaffeggiare madama Robert; un giorno pensò limi ad un duello; ve n’era una di troppo.

Ormai, quando pranzava da Laura, metteva i suoi diamanti, conducendo seco talvolta Luigia Violaine, Maria Blond, Tatan Néné, tutte risplendenti; e nel rimasuglio delle tre sale, sotto la luce giallastra del gas, quelle signore mettevano il loro lusso al contatto della canaglia, felice di far strabiliare le ragazzette del quartiere che accorrevano alla loro uscita da tavola.

In quei giorni, Laura, bon cinghiata e lucente, baciava tutta la sua clientela con aria di maternità più profonda.

Satin però, in mezzo a tutte queste brighe, conservava la sua calma, co’ suoi begli occhi azzurri e il.suo puro.visino da vergine; morsicata, battuta, stiracchiata fra le due donne, diceva semplicemente che la cosa era comica, che avrebbero fatto ben meglio d’intendersi fra loro, una buona volta; nen ci si guadagnava nulla a regalarla di ceffoni; lei non poteva

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