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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/316

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“3 ortiso. Sembravano non udire, più maestosamente degni © al 2=ura che la signora si lasciava andare maggiormente. Giu san senza fiatare, si diede a versare lo Sciampagna. Sgraaus > > ente Francesco, che serviva le fratta, inclinò troppo dei, an postiera, e le mele, le pere, l’uva, si rovesciarorio sulla og ot Bestione malaccorto! gridò Nana i —<’&omestico ebbe il torto di voler spiegare che le DIETA IL eran’ state disposte BOLIGAMIGno: Lo le aveva smosse n por> aovi delle arancio. Ye 2" A lora, disse Nana, è Zoè che è un’oca. qua, signora.. mormorò la cameriera ferita.

D’un colpo la signora si alzò, e con voce breve,, sd un di regale autorità: qTasta, n’è vero?... Uscite tutti t... Non abbiamo più bidi voi. ra uesta esecuzione la calmò. Ella si mostrò subito molto Ice, amabilissima. Il dessert fu delizioso; quei signori si do erbivano a servirsi da loro stessi. Ma Satin, che avevà alecciata una pera, era venuta-a mangiaàrla dietro la segÙ iola della sua cara, appoggiata alle sue spalle, dicendole nel collo delle cose, di cui esse ridevano altamente; poi, volle ividere con lei il suo ultimo pezzetto di pera, e glielo presentò tenendolo fra denti; ed entrambe -si morsicavano le labbra, terminando il fratto in un bacio. Allorà ebbe luogo una comica protesta da parte di quei signori. Filippo gridò loro di non prendersi soggezione; Vandeuvres chiese’ se conveniva andarsene. Giorgio era venuto a pigliare dura per la vita, e l’aveva ricondotta al suo posto.

— Siete pur stupidi! disse Nana, la fatè arrossire, quella povera piccina... Va là, bambina, biagi ROSA: did riguarda i nostri affarucci.

E, rivolta verso Muffat, che duca colla sua aria seria: — N’è vero, amico mio?

— SÌ, certo, mormorò lui, approvando Son, un lento cenno del: capo.

Ki non aveva più proteste. In.mezzo a quei signori, a quei gran’nomi, a quelle antiche onestà, le due donne, faccia

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