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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/318

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rante il giorno un romanzo che faceva molto rumore, la storia, di una cortigiana: e ella si ribellava, diceva che tutto ciò era falso, mostrando, -d’altronde, una sdegnosa ripugnanza contro questa letteratura immonda, la cui pretesa era di rendere la natura, come se si potesse tutto mostrare! come se un romanzo non dovesse essere scritto per passare un’ ora aggradevolmente! In fatto di libri e di drammi, Nana aveva delle opinioni ben stabilite; voleva delle azioni teneri e nobili, delle cose che la facessero fantasticare, ed elevarle l’animo.

Poi, la conversazione essendo caduta sui torbidi che agitavano Parigi, sugli articoli incendiarii e dei principii di sommossa, in seguito alla chiamata sotto le armi, lanciati egni sera nei pubblici ritrovi, essa si scagliò contro i repubblicani. Che cosa voleva dunque quella lurida gente che non si lavava? Non si era felici, l’imperatore non aveva forse fatto tutto per il popolo? Una bella sconcezza, il popolo! Lei lo conosceva, poteva discorrerne; e, dimenticando i rispetti che aveva creduto di esigere a tavola pel suo piccolo mondo di via della Goccia.d’Oro.,, maltrattava i suoi con disgusti e paure da donna arricchita.

Nel pomeriggio appunto, aveva letto nel Figaro il resoconto di una seduta di pubblica adunanza, spinta al comico, di cui rideva, tuttavia, in causa delle parole in gergo e della sconcia figura d’un mascalzone che si era fatto cacciar fuori. — 0h1 quei beoni! diss’ella con aria ripugnante. No, vedete, sarebbe una calamità per tutti la loro repubblica... Ah? che Dio ci conservi l’imperatore il più lungamente possibile!

— Dio vi ascolterà, mia cara, rispose gravemente Muffat.

State tranquilla, l’imperatore è saldo.

Egli amava di vederla in questi buoni sentimenti. Entrambi s’intendevano in politica. Vandeuvres e il capitano Hugon, loro pure, erano inesauribili di beffe contro i «fristacci;» degli schiamazzatori che se la davano a, gambe, appena scorgessero una baionetta. Giorgio, in quella sera, rimaneva pallido, l’aria cupa i

«— Che cos’ ha mai quel bimbo? chiese Nana, aGcOr Bendosi del suo malessere.

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