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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/325

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zita, coi eapelli bagnati, restò per un momento colpita nel veder la sua sala, come se l’avesse scordata e si trovasse in uu luogo ignota.

Ritrovava colà un’aria sì tepida, sì ili da risentirne gioconda meraviglia.

Le ricchezze accumulate là entro, i mobili antichi, le stoffe di seta e d’oro, gli avorii, i bronzi, le porcellane dormivano nella rosea luce delle lampade. Dal palazzo muto, dalla saolennità delle aule, dalla sfarzosa ampiezza della sala da pranzo, dalla tranquillità dello scalone pieno di soffici tappeti e di morbidi sedili, spirava una voluttuosa sensazione di lusso.

Nana sentì il suo spirito espandersi improvvisamente coi suoi ardenti bisogni di impero e di voluttà, con la sua smania di possedere tutto per distragger tutto.

Non aveva mai sentito tanto profondamente la potenza del suo sesso; volgendo intorno una lenta occhiata, disse con tuono filosofico:

— AN! sì, fa pur bene, perdinci! di profittare della vita, finchè s’è giovani.

IV.

In quella domenica, nei primi caldi del giugno, sotto un. cielo procelloso d’estate, aveano luogo le corse di cavalli al Bosco di Boulogne.

Il sole s’era alzato in mezzo ad una polvere rossiccia.

Ma verso le undici, quando le carrozze giunsero all’Ippodromo di Longchamps, il vento del sud aveva spazzate le nubi: dei vapori grigiastri sfumavano le lunghe striscie, delle liste azzurrine s’allargavano da un capo all’altro dell’orizzonte. E nei raggi di sole che piovevano di quando in

ZoLa — Nana. 91