Vai al contenuto

Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/327

Da Wikisource.

Nana, senza curarsi dei vicini, parlava forte con Giorgio e Filippo Hugon, i quali sedevano rimpetto a lei, in mezzo ad un tal mucchio di fiori, rose bianche e miosotidi, che sparivano tutti e due fino alle spalle.

— Allora, diceva lei, siccome egli mì seccava mortalmente, gli ho addittata la porta... Ed ora sono due giorni ch’egli mi tiene il broncio.

Parlava di Muffat, ma non confessava ai due giovinotti il vero motivo di quella loro prima lite. Una sera, il conte aveva trovato in camera di Nana un cappello da uomo; si trattava d’uno stupido capriccio, d’uno che aveva raccolto in istrada e condotto a casa in un momento d’uggia. Invece di percuoterla, Muffat era caduto in ginocchio, alzando le braccia verso il cielo, in quell’improvviso inabissarsi d’ogni sua fede.

— Non sapete quanto egli è buffo, continuò lei, ridendo dei ragguagli che narrava. In fondo, è un vero bacia pile.... Dice le sue orazioni ogni sera. Crede ch’io non me n’avvegga, perchè mi corico la prima, non volendo disturbarlo: ma lo sbircio con la coda dell’occhio, biascica preghiere, fa il segno della croce, mentre si volta per scavalcarmi e cacciarsi sotto.

— To! non c’è male, mormorò Filippo che era poco rispettoso, prima e dopo, eh?

Nana diè una risata.

— Sì, appunto, prima e dopo. Nell’addormentarmi io sento a biascicar di nuovo. Ma la cosa più noiosa sì è che, per poco che non nasca un bisticcio, ricade nella bacchettoneria. Io sono stata sempre divota! Barlate pure: ma l’è così, e le vostre celie non mi impediranno di credere quello che credo... Soltanto egli è troppo seccante, singhiozza, parla dei suoi rimorsi. L’altro ieri, per esempio, dopo il nostro alterco, ha avuto una vera crisi, io non era punto tranquilla...

S’interuppe per dire:

— To! Ecco i Mignon, Hanno condotto i ragazzi. Uh! come sono camuffati quei piccini!

I Mignon erano in un landò scuro, ostentavano uno sfarzo dignitosi da bottegai arricchiti. Rosa in veste di seta grigia, guarnita di rigonfi e di nodi rossi, sorrideva, felice della gioia d’Enrico e di Carlo, seduti rimpetto a lei, sepolti nelle loro tuniche, troppo larche, da collegiali.