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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/357

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Allora un’immensa commozione afferrò la folla.

La coda degli altri cavalli non interessava più.

La gara si concentrava fra Spirit, Nana, Lusignano, Valerio IL

Si ripeteva il loro nome, si constatavano i loro progressi o le loro esitanze con frasi sconnesse, interottamente balbettate.

Nana, salita a cassetta, quasi una segreta forza l’ avesse portata colà, era livida, e tutta tremante, così commossa che non parlava più; Labordette, che le era vicino, tornava a sorridere..

— Eh! l’inglese stenta a vincere, disse Filippo con giola. I suoi affari vanno maluccio.

— In tatti i casì Lisignano è andato, mormorò La Faleice, Ecco Valerio II. Guardate! I quattro sono uniti.

La stessa parola usciva da tutte le bocche.

— Che corsa, figliuoli!... Che corsa!

Lo stormo dei quattre cavalli giungeva di fronte, con una rapidità di folgore. Lo si sentiva avvicinarsi, e per così dire respirare, con fragore sordo, sempre crescente.

Tutta la folla si era gettata con impeto alle barriere, ed

un muggito, simile a quello dei marosi quando si spezzano, precedeva i cavalli, sfuggendo da tutti i petti, diffondendosi altissimo, profondo.

Era l’ultimo impulso brutale di quella gigantesca partita, l’ultimo grido di centomila spettatori, vinti da una sol idea fissa, infiammati dalla stessa necessità d’ esser favoriti dal caso, mentre intenti, guardavano quelle bestie che trascinavano dei milioni nel loro sfrenato galoppo.

Sotto la raggiante luce del sole, nell’aria libera, era uno scoppio di pazzia: quella folla si pigiava, si urtava, a pugni chiusi, a bocca aperta, ognuno badando solo a sè stesso, ani mando col gesto e colla voce il cavallo prescelto, rivelando a nudo la ferocità delle passioni.

E più i cavalli s’avvicinavano, più alto e distinto echeggiava nella fitta massa di quel popolo raggente, uno stesso grido, un grido da belva umana riapparsa sotto il pastrano della civiltà:

ZoLa — Nana. 23

e a.