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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/359

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Le donne agitavano gli ombrellini. Gli uomini saltavano, correvano, gridavano; altri, mandavano in aria i cappelli con nervose risate.

Per un minuto regnò quella demenza della turba, in cui la fraternità dei cuori si manifesta in stolidaggine od in fanciullesche ferocità.

Dall’altro lato dell’arena, nel recinto della pesa, la gente rispondeva a quelle effusioni, le tribune si agitavano, ma non vi si discerneva che un tremolio dell’aria, qualcosa che Bomigliava la fiamma invisibile d’an braciere, aleggiante al disopra di quel mucchio vivente di figurine in moto, con le braccia torte, con sul viso i punti neri degli occhi e della bocca aperta.

E l’applauso non cessava, vibrava più forte, ricominciava fra la turba accampata in fondo ai remoti viali, sotto gli alberi; suonava più ardente, più alto sull’agitata tribuna imperiale, ove l’ imperatrice aveva applaudito.

Nana! Nana! Nana! Quel grido sorgeva nella gloria del sole, di cui la pioggia d’oro innondava la folla inebbriata.

Allora Nana, sempre ritta sulla carrozza, ove appariva più alta del solito, credette che quell’applauso fosse diretto a lei.

Rimase un momento immobile nello stupore della vittoria, guardando l’arena, invasa da un’onda sì fitta di popolo che non si vedeva più l’erba coperta da un mare di cappelli neri.

Poi, quando tutti si furono schierati, facendo ala dai lati, acclamando di nuovo Nana che se ne andava con Price, chino sul collo della bestia, spento o morto per così dire, la ragazza, battendosi forte le mani sulle coscie, scordando ogni cosa, manifestò la gioia del trionfo con ciniche e triviali parole:

— Ah! giurabacco! son io! giurabacco!-che fortuna!

E non sapendo come tradurre la felicità che la sconvolgeva, afferrò ed abbracciò Gigino che aveva, in quel punto, veduto Ver aria, sulla spalla di Borderave.

— Tre minuti e quattordici Seouna, disse questi, riponendo J’oriuolo in tasca.

Nana ascoltava sempre il suo nome, ripetuto per tutta la pianura.