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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/366

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Ma essa, così com’era, con la camicia giù dalle spalle ed i capelli sciolti, gli si buttò sul petto, aggrappandosi a lui, singhiozzando:

— Ho paura di morire! Ho paura di morire!

Muffat stentò molto a calmarla.

Egli stesso teneva d’esser preso dalla pazzia che agitava quella donna, avvinta a lui dallo stesso contagioso terrore. dell’invisibile. Si die’ a farle dei ragionamenti, dicendole essa stava perfettamente, e che se teneva una buona condotta meriterebbe un giorno il perdono.

Nana, tornando a sedere sul letto, crollò il capo; rispose cke per certo ella non faceva male ad alcuno, che anzi portava sempre una medaglia della Vergine, e gliela mostrò appesa ad un filo rosso, sul petto: ma che non bastava, che le donne non maritate che avevano da fare con uomini, andavano all’inferno.

Rammentava a brani il catechismo. Ah, se si avesse potuto saper come erano le cose! ma nessuno conosceva il segreto: nessuno tornava di lì a recarne novelle: e se i preti dicevano corbellerie, allora, affè, sarebbe stata sciocchezza il farsi tanti scrupoli: Nel dir così, però, baciava divotamente la medaglia. tepida ancora del contatto della sua pelle, come per scongiurare la morte, di cui l’idea le metteva addosso il rdccapricco.

Muffat dovette scortarla nello spogliatoio, perchè essa aveva paura di rimanervi sola anche per un minuto, benchè l’uscio fosse aperto.

Quando egli si fu ricoricato, essa s’aggirò per la camera, visitando gli angoli, sussultando al menomo rumors. Poi, ritto davanti allo specchio, restò assorta, come altre volts, nelle spettacolo della sua nudità.

Ma nel guardarsi il petto, le anche, le coscie, impallidì a poco a poco. Finì col tastarsi le ossa della faccia con tutte e due le mani.

— Si è brutti quando si. è morti! disse con voce lenta, È stringeva le gote, sbarrava gli occhi, mandava in dentro le mascelle per vedere che figura farebbe.

— Guarda, riprese, voltandosi verso il Lotto; così sfigurata, avrò la testa piccina, piccina, io.