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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/367

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Il conte allora andò in collera.

— Sei pazza! vieni a letto, fe’.

Gli era parso di vederla in una fossa, disseccata da un secolo di sonno ed aveva intrecciate le mani balbettando un’orazione, reso pazzo anche lui.

Da qualche tempo era tornato divoto: ogni giorno le crisi di fede lo ripigliavano con Ia violenza d’un’apoplessia, lasciandolo fiacco, sbattuto.

Stringeva i diti con tal forza da spezzarli, ripetendo continuamente queste sole parole:

— Dio mio... Dio mio... Dio mio... "

Era il grido della sua debolezza, il grido del suo peccato contro cui non aveva la forza di lottare, nonostante la certezza che verrebbe dannato nell’altra vita.

Quando Nana tornò finalmente a letto, lo trovò sotto le coltri, smarrito, colle ugne nelle carni, gli occhi per aria, come per cercar il cielo. Essa tornò a piangere, tutti e due si strinsero di nuovo insieme battendo i denti senza saper perchè, ricadendo nella stessa stolta idea fissa. Avevano già passata un’altra notte consimile: solo stavolta era una vera sciocchezza, come Nana osservò, quando non ebbe più paura.

Un svguotio la spinse al interrogare pradentemente il conte; forse Rosa Mignon aveva spedita la famosa lettera.

Ma non era ciò: era _la sua pazzia, null’altro, perchè egli ignorava tuttora d’esser cornuto.

Due giorni di poi, dopo una nuova scomparsa, Muffat venne una mattina ad ora affatto insolita, livido, con gli occhi rossi, ancor affannato da una gran lotta interna.

Ma Zoò, smarrita ella stessa, non notò il turbamento di hi.

— Oh! signore, venite, venite! gridò SL incontro. La signora è stata lì lì per morire.

E siccome egli domandava dei particolari:

— Una cosa incredibile.. rispose; un aberto, signore!

Era vero. Nana era incinta da tre mesi.

Per un pezzo aveva creduto di essere ammalata; perfino il dottore Boutarel dubitava.

Quando poi egli si pronunziò recisamente, Nana ne sentì tal dispetto che fe’il possibile per celare la sua gravidanza.