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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/374

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Le loro abitudini non sarebbero mutate, egli rimarrebbe sempre il prediletto. Soltanto verrebbe un po’ più di rado e darebbe alla contessa le notti che non passerebbe colla sua Nana. Che malò c’era? così le convenienze sareb bero rispettate, il mondo costretto a tacere, la contessa tornerebbe ad amarlo, si passerebbe una spugna su quella vecchia storia che lo aveva tanto indispettito.

Essa non aveva più forze, finì, con voce sommessa come sospiro:

— Eppoi avrò la coscienza d’aver fatto una buona azione... ta mi amerai di più.

Vi fa un silenzio: Nana aveva chiuso gli occhi ed il suo viso spiccava ancor più pallido sul guanciale.

Ll conte l’aveva ascoltata, scusandosene davanti alla propria coscienza, col pensare che agiva così per non agitar maggiormente l’ inferma.

In capo ad un momento, Nana riaprì gli occhi, mormorando:

- Fd il danaro, d’altronde? dove ne troyeresti, se ti metti in collera con tua moglie? Labordette è venuto ieri per quella cambiale. A me manca tutto, non ho più una veste da mettermi sul corpo.

Richiuse le palpebre; sembrò morta.

Un’ombra d’angoscia passò sul volto di Muffat.

Nel colpo che l’aveva ferito, aveva scordato gli -imbarazzi peciuniari, da cui non sapeva come uscire.

Nonostante le formali promesse fattegli, la cambiale di centomila lire, già una volta rinnovata, era stata messa in circolazione.

Labordette, fingendo disperazione, ne incolpava il parrucchiere Francesco, dicendo che non s’ immischierebbe mai più di affari, ove c’entrava un uomo senza educazione.

Bisognava pagare: il conte non avrebbe mai permesso che fosse protestata la sua firma.

Poi, oltre alle nuove esigenze di Nana, c’era a casa sua uno straordinario sciupìo.

Nel tornar dalle Fondettes Sabina aveva manifestato all’improvviso una smania di lusso, una sfrenata bramosia di divertimenti che divoravano le ricchezze dei Muffat.