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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/376

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Nana però insistette.

Teneva gli occhi chiusi.

Nel vederla così bianca egli ebbe paura. Le fe’ aspirare un po’ d’etere.

Essa respirò, lo interrogò, senza nominar Daguenet.

— Quando avrà luogo il amatrimonio?

— Il contratto sarà sottoscritto martedì.

Allora Nana, con le palpebre chiuse, come se parlasse nella notte dei suoi pensieri, bisbigliò:

— Basta, mio caro... fa quel che credi. Io voglio che tutti sieno contenti.

Egli la calmò, prendendole una mano.

Disse che si provvederebbe, l’importante si era che ella riposasse. - E non si ribellò più: la tepida atmosfera di quella camera da malato così silenziosa, così soffusa d’etere, aveva addormentata la sua energia, l’aveva immerso in un bisogno di pace soave.

La sua virilità, aizzata delle ingiurie, s’era spenta nel tepore di quel letto, accanto a quella donna ammalata ch’egli

assisteva, colla sovreccitazione della sua febbre, e vinto dalla

rimembranza delle loro voluttà. Egli si chinava verso di lei, la chiudeva in una stretta, mentre essa, col volto immobile, aveva sulle labbra un fino sorriso di vittoria.

Apparve il dottor Boutarel.

— È così? Come va questa cara donnina? disse famigliarmente a Mauffat, che trattava da marito. Diavolo! l’abbiam fatta ciarlare, eh? Basta, la rimetteremc in piedi.

Il dottore, un bell’uomo «di trentacinque anni, aveva una numerosa clientela nella società galante; era molto allegro

e «<celiava da amico con le belle, ma non faceva mai.all’amore

e voleva esser pagato molto bene e con grande esattezza. Si moveva però alla menoma chiamata, e Nana, sempre tremante per la paura di morire, lo mandava a prendere due o tre volte alla settimana, confidandogli con ansietà dei malucci da

nulla, ch’egli curava col narrarle buffe storielle.

Tutte le signore della società equivoca lo aderavano. Questa volta, però, il male di Nana era serio.

lin!