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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/393

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tello, minacciava di uccidersi; egli singhiozzava, scosso da tal crisi nervosa che essa gli s’era abbandonata, per confortarlo, avendo immensa pietà di lai.

Ed ecco che la sol volta in cui commetteva la corbelleria di buttarsi via così con un ragazzo che non poteva nemmeno più portarle delle violette, tanto la madre lo teneva ristretto, il conte veniva e li sorprendeva. Invero, non aveva fortuna! -.Bel premio, affè, della sua compassione!

Nella camera in cui essa aveva spinto Muffat, l’oscurità era profonda.

Essa suonò, a tastoni, per aver una lampada.

Invero, era tutta colpa di quel Giuliano!

Se vi fosse stata una lampada nel salotto, nulla sarebbe avvenuto.

Quella stupida oscurità l’aveva sconvolta.

_ — Suvvia, tesoro, sii ragionevole! diss’ ella quando Zoò ebbe portato il lume.,

Il conte, seduto, con le mani sulle ginocchia, guardava in terra, istupiditv da quanto aveva veduto.

Non trovava nemmeno un grido di collera. Tremava, atterrito da un orrore che lo agghiacciava. Quella muta angoscia commosse la giovine donna, che si studiò di confortarlo.

— Ebbene, sì, ho avuto torto, ho fatto male... Vedi, rimpiango la mia colpa; ne ho un gran dispiacere, giacchè te ne accorì tanto... Andiamo, sii buono anche tu, perdonami!

Essa si era accovacciata a’ suoi piedi, in attitudine, di amorevole docilità, poggiandogli le mani sulle ginocchia e procurando di guardargli negli occhi per vedere se era proprio molto in collera; poi, siccome egli si andava riavendosi, sospirando profondamente, addusse un’ultima scusa con una bontà grave:

— Vedi, caro, bisogna intendere certe cose.. non posso rifiutar questo ai miei amici poveri...

Il conte si lasciò impietosire; impose solamente lo sfratto di Giorgio; ma aveva perduto ogni illusione: non credeva più alla fedeltà giuratagli; l’indomani Nana lo tradirebbe di nuovo; ed ei non durava al tormento di quell’amore, per un codardo bisogno di quella donna, per raccapriccio di dover passar la vita senza di lei.