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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/394

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Fa quella l’epoca della sua vita, in cui Nana illuminò Parigi di raddoppiato splendore. Giganteggiò snll’orizzonte del vizio, dominò la città ostentando il suo sfarzo insolente, e lo sprezzo dell’oro,- con cui sprecava pubblicamente dei patrimoni. Nel suo Dalai vi era come.un falgorìo di fucina..

I suoi perenni desideri vi ardevano; un lieve soffio, uscendole dal labbro, trasmutava l’oro in una cenere, che il vento portava vis. Non s’era mai veduto prodigalità si pazza, bramosia sì sfrenetica di posseder tutto per sciupar tutto.

Il palazzo pareva eretto sovr’ un abisso ove gli uomini sparivano coi loro averi, i loro corpi e perfino i loro nomi, senza lasciar altr’orma di sè che un pugno di polvere. Quella ragazza dei gusti di uccello,-che faceva crocchiar sotto ai denti rapani e mandorle toste, sciupando la carne, i cinquemila lire al mese per la cucina.

Fra la servità c’era uno spreco sfrenato, una rovina-:-si sventravano i barili di vino, tutti i conti erano aumentati da tre o quattro serie di furbi.

Vittorina e Francesco- regnavano da padroni: in cucina ove invitavano gente, oltre una popolazione di cugini mantenuti a domicilio, Giuliano esigeva delle sensarie dai bottegai, a tal segno, che se si rimetteva una lastra, su trenta soldi voleva farne aggiungere venti per sè.

Carlo si mangiava l’avena dei cavalli, notando in doppio

le compere, rivendendo dalla porta di servizio ciò che entrava dal portone; ed in mezzo.a quel generale saccheggio, anzi, a quel tremendo sacco da città presa d’assalto, Zoè, a furia d’arte riusciva a salvar le apparenze, & coprir i furti gene— rali, per meglio confondere e celare i proprii. Ma, più ancora che rubare, si sprecava; i cibi del dì prima, gettati al mondezzaio, un ingombro di provviste che andavano a male e che i servi per i primi noi volevano più; tatti i bicchieri erano viscidi di zuccaro, il gas-ardeva a sì gran fiamma da far scoppiare le muraglie; eppoi c’erano continue noncuranze, malignità, accidenti, tutto ciò che può accelerare la rovina in una casa divorata da tante bocche.

Nelle stanze della signora, lo sfacelo era ancor più terribile: vesti da dieci mila lire l’una, messe due volte, tosto

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