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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/396

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a mazzi sopra un pergolato d’argento; al capezzale, una legione d’amorini celati tra i fiori, dovevano chinarsi con curiosità per spiare, ridendo, la voluttà nell’ombra delle cortine.

S’’era rivolta a Labordette, che le aveva nona due orefici, i quali s’occupavano già dei disegni.

Il letto costerebbe cinquantamila lire, e -Muffat do offrirglielo p’1 dono del ceppo.

Quello che sorprendeva la giovine, si era l’essere sempre sprovvista di denaro in quel fiume d’oro, di cui l’onda scorreva fra le sue membra. In certi giorni si trovava alle strette per somme ridicole, per qualche luigi. Le toccava prender a prestito da Zoè, ovvero batteva moneta da sè, come poteva.

Ma, prima di rassegnarsi ai mezzi estremi, tastava gli amici, strappando agli uomini quanto denaro avevano indosso, perfino degli spiccioli, in aria di scherzo. Da tre mesi, vuotava in tal modo specialmente le tasche di Filippo. Ei non veniva «più, nei momenti di crisi, senza lasciarvi il suo borsellino. Ben presto, fatta più ardita, gli aveva chiesto in prestito, duecento franchi, trecento, mai di più, per dei debiti più urgenti; e Filippo, nominato in luglio capitano tesoriere, portava l’indomani ii denaro, scusandosi di non esser ricco, giacchè la buona mamma Hugon trattava adesso i suoi figli con una severità singolare. In capo a tre mesi, quei piccoli prestiti, rinnovati di sovente, ascendevano ad una diecina di mila franchi, Il capitano aveva sempre il suo bel riso sonoro; nondimeno, dimagrava, era talvolta distratto, con un’ ombra di tristezza sulla fronte. Ma uno sguardo di Nana lo trasfigurava, lo immergeva in una specie d’estasi sensuale. Ell’era molto carezzevole con lui, lo inebbriava di baci dietro le porte, lo possedeva con improvvisi abbandoni, che lo inchiodavano dietro le sue gonne, appena poteva sfuggire dal suo servizio..

Una sera, Nana avendo detto che si chiamava anche Teresa, e che la sua festa cadeva il 15 ottobre, quei signori le mandarono tatti dei regali. Il capitano Filippo portò il suo, una bomboniera antica in porcellana di Sassonia montata in oro. Ei la trovò sola, nel suo gabinetto di toeletta, appena