Vai al contenuto

Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/430

Da Wikisource.

Mignon veniva appunto, dietro consiglio di Fauchery per vedere se non potesse rapire a Nana la sua cameriera, di cul. il giornalista aveva apprezzato la rara intelligenza. Rosa era. disperata: da un mese le capitavano delle ragazze senza esperienza che la mettevano in continui impicci.

Mentre Zoè lo introduceva, ei la spinse subito nella sala. da pranzo.

Alla prima parola, ella sorrise; impossibile; lasciava la signora, si stabiliva per proprio conto; ed aggiunse, con aria. di vanità discreta, che ogni giorno, aveva delle proposte; queste signore se la disputavano, la lai Bianca le aveva. fatto un ponte d’oro per riaveria.

Zoè rilevava lo stabilimento della Tricon, un antico progetto covato da gran tempo, un’ambizione di fortune dove» stavano per essere assorbiti tutti i suoi risparmi; aveva delle idee in grande, sognava di dare vaste proporzioni a quell’af fare, prendere a pigione un palazzo e riunirvi tutte le co-.

modità desiderabili; gli era anzi a tal proposito che aveva. cercato di assicurarsi di Satin, una scioccherella che s’andava morendo all’ospitale, tanto la si era sciupata..

Mignon avendo insistito parlando dei rischi che si corrono. nel commercio, Zoò, senza spiegarsi sul genere del suo stabilimento, si contentò di dire, con un sorriso grave, come seella avesse in mente di prendere una pasticceria:

— Oh! le cose di lusso si smerciano sempre... Vedete, gli è tanto che sono in casa d’altri, voglio che gli altri sieno in; casa mia.

E una ferocia lo rialzava ie labbra, ella sarebbe finalmente «la signora» terrebbe a’ suoi piedi, per alcuni luigi, quelle donne, di cui rasciacquava i catini da quindici anni.

Mignon, volle farsi annunciare, e Zoè lo lasciò un istante,. dopo aver detto che la signora aveva passato una cattivissima giornata.

Egli era venuto una sola volta, non conosceva il palazzo.

La sala da pranzo, coi suoi gobeZins, le sue credenze, leargenterie, lo stupì. Aperse senza complimenti le porte, visitò il salone, il giardino d’inverno, ritornò nel vestibolo: equel lusso sfolgorante, i mobili dorati, le sete e i velluti, lo.


Ri re een Ei _ * n i SRI ATEO VI LI E OI SANO I AO RR RIALZA RI TAI Pa ES AE SA,