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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/97

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di venticinque anni, assai fredda, passava per una delle più belle donne che si potessero avere, ad un prezzo che non variava. La madre, piena d’ordine, teneva i libri, una contabilità severa delle entrato e delle uscite, dirigeva tutto la casa dall’angusto quarbierino che essa abitava due piani più in alto, e dove aveva installato un lavoratorio di sarte per abiti e biancherie.

Quanto a Bianca di Sivry, il cui vero nome era Giacomina Baudu, veniva da un paesello presso Amiens; una stupenda creatura, grulla e bugiarda, dicendosi nipote di un generale e non confessando i suoi trentadue anni; molto apprezzata dai Russi, perché molto carnosa. Poi, Daguenet aggiunse rapidamente poche parole sulle altre: Clarissa Besnus, da S. Aubin sur Mer, condotta a Parigi in qualità di bambinaia da una signora il cui marito l’aveva avviata alla presente condizione; Simona Cabiroche, figlia d’un mercante di mobili del Sobborgo Sant’Antonio, educata in un collegio in grande, per diventar istitutrice. Maria Blond, Luisa Violaine, Lea di Horn, tutte cresciute sul lastrico parigino, senza contare Tatan Néné, che fino ai venti anni aveva pascolato le mucche nella miserabile Champagne.

Giorgio ascoltava guardando quelle signore, stordito ed eccitato da quella triviale esposizione, fatta brutalmente al suo orecchio; mentre i camerieri, dietro di lui, ripetevano con voce rispettosa;;

— Pollastre alla marescialla, filetto di sogliole alla ravigote.

— Caro mio, diceva Daguenet che gli imponeva la sua esperienza, non pigliate del pesce, a quest’ora fa male...contentatevi del Léovilla, è meno traditore.

Un calore saliva dai doppieri, dai gran piatti, portati in giro dall’intera tavola in cui trentotto persone soffocavano, e i cameri, obliandosi, correvano sul tappeto della sala che si lordava d’unto. Però la cena non si faceva punto gaia; le signore spiluzzicavano, lasciando sul piatto metà dei cibi, toltane Tatan Néné che divorava di tutto. A quell’ora inoltrata della notte, non c’erano che appetiti nervosi, capricci di stomaci guasti. Il vecchio signore accanto a Nana, non toccava cibo; aveva, preso solamente una cucchiaiata di brodo; e silenzioso davanti al piatto vuoto, guardavasi d’attorno.