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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/98

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Si sbadigliava sommessamente. A quando a quando delle palpebre si schiudevano, molte faccie si facevano terree. Era roba da crepare, come diceva Vandeuvres.

Simili cene, per riescir divertenti, non dovevano esser così ammodo: se si voleva arieggiare la virtù, la civiltà, tanto valeva allora cenar in buona società, dove l’aggia non era maggiore. Senza Bordenave, che sbraitava sempre, si arrischiava di addormentarsi; quell’animale di Bordenave, colla gamba ben distesa, si lasciava servire con delle arie da sultani, dalle sue vicine Lucia e Rosa. Esse non badavan che a lui, vezzeggiandolo, provvedendo quanto gli occorreva, vegliando sul suo bicchiere, sul suo piatto; ciò che non impediva ch’ei si lamentasse.

— Chi taglierà la mia carne?.... Non posso fare da me, la tavola è lontana an miglio.

Ogni tanto Simona s’alzava, andava dietro di lui per tagliarli la carne ed il pane: tutte del resto si occupavano di lui, richiamavano i camerieri, lo impinzavano in modo da farlo scoppiare.

Simona: avendogli forbita la bocca, mentre Rosa e Lucia gli mutavano le posate, trovò l’atto cortese, e degnando mostrarsi contento: È

— Ecco! tu sei nel vero, figliuola mia... La donna non è stata fatta che per questo.

Vi fu un po’ di risveglio, la conversazione si fe’ generale.

Si stava sorbendo gelati di mandarini; l’arrosto caldo era filetto con tartufi, l’arrosto freddo una galantina di gallinaccia. Nana, stizzita pel poco brio de’ suoi ospiti, 8’ era messa a parlar a voce alta:

— Sapete che ii principe di Scozia ha già fatto ritenere un palco di proscenio per assister alla Bionda Venere, non appena giunga per vedere l’Esposizione.

— Spero bene che tutti i principi faranno altrettanto, dichiarò Bordenave, a bocca piena.

— Domenica si aspetta lo Scià di Persia, disse Lucia Stewart.

Allora Rosa Mignon parlò dei diamanti dello Scià. Egli portava una tanica interamente coperta di pietre Preziose