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Le due Costituenti

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L'insurrezione ora è un fatto I candidati alla Costituente


L’idea della Costituente italiana secondo le basi del programma toscano, si era diffusa come una parola che, rivelata ad un tratto, corrisponde a un sentimento che già da lungo agitava l’anima di tutti, e piú o meno chiaramente improntava di sé ogni movimento italiano, dalle dimostrazioni che hanno imposte le Riforme, alla gloriosa quanto infelice insurrezione del marzo.

La Costituente nazionale italiana: ecco la parola che fanno pochi giorni suonava sulle labbra di tutti i romani. Non vi è angolo dello Stato che non abbia levato la voce per proclamarla. Noi notiamo con gioia questa espressione del sentimento d’unità che anima le nostre provincie.

Ma ad un tratto la fuga di Pio IX lasciava Roma senza governo, ed ella doveva cogliere questa occasione per liberare se stessa e l’Italia da una piaga mortale nel suo passato, da un inciampo terribile nel suo avvenire: il principato misto.

Immediata non poteva essere la convocazione della Costituente italiana, e importava portar subito nel terreno dei fatti compiuti la decadenza del vecchio potere, l’inaugurazione del nuovo.

Importava che il paese riconoscesse con un fatto il principio della sovranità popolare: ogni dilazione minacciava di rinvigorire la reazione, intralciare il nuovo ordinamento, e – un ritorno al vecchio sistema essendo impossibile – precipitare il paese nell’anarchia.

Il buon senso del popolo ha trovato quasi istintivamente la bandiera della sua salute, ed il governo l’ha accettata: fu proclamata la Costituente romana.

Però restava una questione su cui si era passato senza muover parola – ed era bene; ciò che importava allora era il far presto – restava di cercar il modo che la Costituente romana non dilazionasse la convocazione della Costituente italiana, e le opinioni non si dividessero in due conati disgregati, ma l’uno fosse avviamento e complemento dell’altro.

I partiti si agitavano in ogni parte della penisola; a Livorno, Roma, Genova si veniva perfino alle fucilate; tanto generale era il fermento, che tumultuava la stessa Torino. Da quel momento diveniva necessario l’interrogare la nazione per sapere quale bisogno la commoveva siffattamente; importava trasportar le quistioni dei diversi partiti dal terreno dei tumulti in quello delle discussioni: non foss’altro per scansare la guerra civile, la Costituente nazionale italiana ci si presentava come unico mezzo.

Una insurrezione lombarda poteva da un momento all’altro strappare l’Italia dalle esitanze vigliacche, dai raggiri diplomatici de’ suoi governi e precipitarla ad un tratto nella guerra. Le recenti sanguinanti ferite ci insegnavano che male agli interessi di una dinastia si affida la bandiera della patria, che se la nazione vuol vincere bisogna faccia la guerra pel suo conto: però la quistione dell’indipendenza non si può dividere, sotto pena d’incorrere ad occhi veggenti nelle già provate sventure, dalla quistione di nazionalità, e questa si traduce, almeno in gran parte, nella quistione d’unità. L’armistizio del Ticino pesava come pietra sepolcrale sovra le velleità d’unità regia, non restava che l’unità popolare rappresentata appunto dalla Costituente nazionale italiana. Ecco perché la di lei pronta convocazione è fremito generale in Italia; è cosí essenziale condizione di vita che chi le opponesse il menomo intralcio tradirebbe la patria.

E nondimeno, ripetiamo, noi riconosciamo quant’altri la necessità della Costituente romana. Però il problema che ora massimamente importa di sciogliere ci pare sia quello di coordinare le due Costituenti l’una coll’altra, anzi di renderle una cosa sola, facendo della prima il nucleo della seconda.

Un progetto che adempie mirabilmente a queste condizioni è rappresentato dai commissarii dei circoli toscani, presso i circoli di Roma. Noi lo riferiamo sommariamente.

I commissarii toscani consigliano al governo di decretare che nelle prossime elezioni (del 21 corrente) i deputati ricevano dagli elettori nello stesso tempo un «doppio mandato»; cioè l’uno per la Costituente romana, l’altro per la Costituente nazionale, cosicché la convocazione della prima costituirebbe anche la convocazione dei deputati romani per la seconda che le elezioni del resto dell’Italia si affretterebbero a completare. La successione quindi dell’una coll’altra si renderebbe in tal guisa facile e pronta non solo, ma volendo, potrebbero essere l’una e l’altra simultanee.

Noi aderiamo totalmente a questo progetto e come romani e come italiani. Lo crediamo l’unico che valga a nazionalizzare la Costituente provinciale; epperò noi lo raccomandiamo caldamente al governo ed al popolo.


Roma, 4 gennaio 1849


Note

  1. Pubblicato in Pallade (Roma, 4 gennaio 1849): ha come intestazione «Il Comitato Romano dell'Associazione per la Costituente Italiana – Circolare n. 2».