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Penombre/Meriggi/Egloga

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Meriggi

II.
EGLOGA

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Meriggi - Brianza Meriggi - Sospiri all'inverno
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II.


EGLOGA




A Bernardino Zendrini

Qui a bu, boira.

 
Come, come restar fra queste mura
     Quando sapete
     Che son fioriti il monte e la pianura,
     E conoscete,
     5Conoscete le valli e le pendici
     E le placide sponde
     Delle profonde — gioie albergatrici?

Come restare? Abbacchiano le noci
     Sulle montagne;
     10Già dei fanciulli le garrule voci,
     Fra le castagne,
     Empiono i rami a cui cascan le fronde,
     E i nidi abbandonati
     Son circondati — di testine bionde.

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15La casicciuola e la castalderia
     Colman la botte;
     Dà il giovin vino alla malinconia
     La buona notte;
     E lune e falchi e santi e chiavi d’oro
     20Già, sulle insegne oscure,
     Di ripinture ― parlano fra loro.

Come, come restar fra questi avelli
     Che chiaman stanze?
     Copron di versi i lirici tinelli
     25Le lontananze:
     Oh miei curati nelle vigne erranti
     Col tondo viso in foco
     E il parlar roco ― delle dee baccanti!

Oh le donne, oh le chiacchiere del prato!
     30Che laconismo!
     Nessun ti chiede, là, se sei soldato
     Del realismo,
     E nessuno s’impenna e fa gli occhioni
     Se vengono a sapere
     35Che odii il mestiere ― d’imitar Manzoni.

E vi son certe strade in Valtellina
     Cui far l’amore,
     Meglio che al muso e alla carta velina
     Di un editore:
     40Conoscete il Legnone, o miei messeri?
     Là vivi i fiori stanno
     Che qui vi danno ― in polvere i droghieri.

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Oh tre ne voglio de’ miei vecchi amici
     Dal pazzo umore!
     45Di quelli che son lieti od infelici
     Secondo l’ore,
     Che non parlan di moda e di cambiale,
     Ma in nuovi cieli immersi
     Fischiano i versi ― in cattedra e in piviale!

50Tre di costor che fanno il gaio viso
     Alla baldoria,
     E a cui l’arte congiunge in un sorriso
     Golgota e gloria;
     Tre di costoro per salir sui monti
     55Ove l’Eterno addita
     Ch’è infinita ― la via degli orizzonti!

E beverem, col capo all’ombra fresca
     Di qualche faggio,
     All’avvenir che i giovinetti adesca,
     60Anch’esso in viaggio:
     Quando il ranume udrà queste parole,
     Riderem, se si adombra,
     Col capo all’ombra ― e colle gambe al sole!