Penombre/Meriggi/Egloga
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Qui a bu, boira.
Come, come restar fra queste mura
Quando sapete
Che son fioriti il monte e la pianura,
E conoscete,
5Conoscete le valli e le pendici
E le placide sponde
Delle profonde — gioie albergatrici?
Come restare? Abbacchiano le noci
Sulle montagne;
10Già dei fanciulli le garrule voci,
Fra le castagne,
Empiono i rami a cui cascan le fronde,
E i nidi abbandonati
Son circondati — di testine bionde.
15La casicciuola e la castalderia
Colman la botte;
Dà il giovin vino alla malinconia
La buona notte;
E lune e falchi e santi e chiavi d’oro
20Già, sulle insegne oscure,
Di ripinture ― parlano fra loro.
Come, come restar fra questi avelli
Che chiaman stanze?
Copron di versi i lirici tinelli
25Le lontananze:
Oh miei curati nelle vigne erranti
Col tondo viso in foco
E il parlar roco ― delle dee baccanti!
Oh le donne, oh le chiacchiere del prato!
30Che laconismo!
Nessun ti chiede, là, se sei soldato
Del realismo,
E nessuno s’impenna e fa gli occhioni
Se vengono a sapere
35Che odii il mestiere ― d’imitar Manzoni.
E vi son certe strade in Valtellina
Cui far l’amore,
Meglio che al muso e alla carta velina
Di un editore:
40Conoscete il Legnone, o miei messeri?
Là vivi i fiori stanno
Che qui vi danno ― in polvere i droghieri.
Oh tre ne voglio de’ miei vecchi amici
Dal pazzo umore!
45Di quelli che son lieti od infelici
Secondo l’ore,
Che non parlan di moda e di cambiale,
Ma in nuovi cieli immersi
Fischiano i versi ― in cattedra e in piviale!
50Tre di costor che fanno il gaio viso
Alla baldoria,
E a cui l’arte congiunge in un sorriso
Golgota e gloria;
Tre di costoro per salir sui monti
55Ove l’Eterno addita
Ch’è infinita ― la via degli orizzonti!
E beverem, col capo all’ombra fresca
Di qualche faggio,
All’avvenir che i giovinetti adesca,
60Anch’esso in viaggio:
Quando il ranume udrà queste parole,
Riderem, se si adombra,
Col capo all’ombra ― e colle gambe al sole!