Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1228

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[p. 17 modifica] E se Dante le profuse nel suo poema e cosí pur fecero altri poeti e parecchi scrittori di prosa letteraria in quei tempi, ciò si condona alla mezza barbarie, o vogliamo dire alla civiltà bambina di quella letteratura e di que’ secoli, ch’erano però purissimi quanto alla lingua. Ma altro è la purità, altro l’eleganza di una voce e la sua convenienza, bellezza e nobiltà rispettiva alle diverse materie o anche solo ai diversi stili; giacché anche volendo trattar materie filosofiche in uno stile elegante e in una bella prosa, ci converrebbe fuggir tali termini, perché allora la natura dello stile domanda piú l’eleganza e bellezza che la precisione, e questa va posposta (del resto, in tal caso la filosofia è l’uno de’ principali pregi della letteratura e poesia, sí antica che moderna, atteso però quello che ho detto a p. 1313, la quale vedi). Io dico che l’Italia dee riconoscere i [p. 18 modifica]detti termini ec. per puri, cioè propri della sua lingua, come delle altre, ma non già per eleganti. La bella letteratura, e massime la poesia, non hanno che fare colla filosofia sottile, severa ed accurata, avendo per oggetto in bello, ch’é quanto dire il falso, perché il vero, cosí volendo il tristo fato dell’uomo, non fu mai bello. Ora, oggetto della filosofia qualunque, come di tutte le scienze, è il vero: e perciò, dove regna la filosofia, quivi non è vera poesia. La qual cosa