Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/131

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[p. 239 modifica] senza nessuna vista e nessuna aspettativa, fuorché di un’eterna monotonia, e di una noia immutabile? Anticamente la vanità era considerata come propria delle donne, perché anche nelle donne c’è lo stesso desiderio di distinguersi, e ordinariamente non ne hanno avuto altro mezzo che quello della bellezza. Quindi il loro cultus sui, il quale diceva Celso che adimi feminis non potest. Ora resta intorno alla vanità la stessa opinione, che sia propria delle donne, ma a torto, perché è propria degli uomini quasi egualmente, essendo anche gli uomini ridotti alla condizione appresso a poco delle femmine, rispetto alla maniera di figurare nel mondo, e l’uomo vecchio per la massima parte, è divenuto inutile e spregevole, e senza vita né piaceri né speranze, come la donna comunemente soleva e suol divenire, che dopo aver fatto molto parlar di se sopravvive alla sua fama invecchiando (22 giugno 1820).


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*   Bisogna escludere dai sopraddetti i negozianti, gli agricoltori, gli artigiani, e in breve gli operai, perché infatti la strage del mal costume non si manifesta altro che nelle classi disoccupate.


*   Una conseguenza del materiale delle religioni antiche e dell’importanza che davano a questa vita era, che il sacerdozio presso i romani fosse come un grado secolare, e presso le altre nazioni, i sacerdoti, come i Druidi presso i Galli, si mescolassero moltissimo negli affari civili e nelle guerre e nelle paci, e combattessero ancora negli eserciti