Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1619
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | 1618 | 1620 | ► |
non può se non essere imperfetto in altro stato. Né la perfezione sua, o quella di verun altro genere, può mai crescere; bensí quella dell’individuo ec. (3 settembre 1821).
* Io non credo che le mie osservazioni circa la falsità d’ogni assoluto debbano distruggere l’idea di Dio. Da che le cose, sono par ch’elle debbano avere una ragion sufficiente di essere, e di essere in questo lor modo, appunto perch’elle potevano non essere o esser tutt’altre, e non sono punto necessarie. Ego sum qui sum, cioè ho in me la ragione di essere: grandi e notabili parole! Io concepisco l’idea di Dio in questo modo. Può esservi una cagione universale di tutte le cose che sono o ponno essere, e del loro modo di essere. - Ma la cagione di questa cagione qual sarà? poich’egli non può esser necessario, come voi avete dimostrato. ― È vero che niente preesiste alle cose. Non preesiste dunque la necessità. Ma pur preesiste la possibilità. Noi non possiamo concepir nulla al di là della materia. Noi non possiamo dunque negare l’aseità, benché neghiamo la necessità di essere. Dentro i limiti della materia e nell’ordine di cose che ci è noto,