Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/174

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[p. 280 modifica] l’esperienza de’ passati e de’ presenti l’istruisce, piú o meno, ma sempre l’istruisce, e la novità diventa rara. -4°, Anche l’immagine del dolore e delle cose terribili ec. è piacevole, come ne’ drammi e poesie d’ogni sorta, spettacoli ec. Purché l’uomo non tema o non si dolga per se, la forza della distrazione gli è sempre piacevole. Non è bisogno che quelle immagini siano di cose straordinarie: in questo caso cadrebbero sotto la categoria precedente. Ma la semplice immagine del dolore ec. è sufficiente a riempier l’animo e distrarlo. -5°, La grandezza di ogni qualsivoglia genere (eccetto del proprio male) è piacevole. Naturalmente il grande occupa piú spazio del piccolo, salvo se la piccolezza è straordinaria, nel qual caso occupa piú della grandezza ordinaria. Questo ch’io dico della grandezza è un effetto materiale derivante dalla inclinazione dell’uomo al piacere e non dalla inclinazione alla grandezza. Si potrebbe forse dir lo stesso del sublime, il quale è cosa diversa dal bello, ch’é piacevole all’uomo per se stesso. In somma la noia non è altro che una mancanza del piacere, che è l’elemento della nostra esistenza, e di cosa che ci distragga dal desiderarlo. Se non fosse la tendenza imperiosa dell’uomo al piacere sotto qualunque forma, la noia, quest’affezione tanto comune, tanto frequente e tanto abborrita, non esisterebbe. E infatti per che motivo l’uomo dovrebbe sentirsi male, quando non ha male nessuno? Poniamo un uomo isolato, senza nessuna occupazione spirituale o corporale e senza nessuna cura o afflizione o dolor positivo, o annoiato [p. 281 modifica]dalla uniformità di una cosa non penosa, né dispiacevole per sua natura, e ditemi per che motivo quest’uomo deve soffrire. E pur vediamo che soffre, e si dispera, e preferirebbe qualunque travaglio a quello stato: anzi è famosa la risposta affermativa data dai medici consultati dal duca di Brancas, se la noia potesse uccidere: Lady Morgan France l.8. notes). Non per altro se non per un desiderio ingenito e compagno inseparabile dell’esistenza, che in quel tempo non è soddisfatto, non ingannato, non mitigato, non addormentato. E la natura è certo che ha provveduto in tutti i modi contro questo male, all’orrore e ripugnanza del quale nell’uomo si può paragonare quell’orrore del vuoto che gli antichi fisici supponevano nella natura per ispiegare alcuni effetti naturali. Ha provveduto col dare all’uomo molti bisogni, e nella soddisfazione del bisogno, come della fame e della sete, freddo, caldo ec., porre il piacere, quindi col volerlo occupato; colla gran varietà, colla immaginazione che l’occupa anche del nulla, ed anche col timore (il quale sebbene è un effetto naturale e spontaneo anch’esso dell’amor proprio, tuttavia bisogna considerare il sistema della natura in genere, e la mirabile armonia e corrispondenza di diversi effetti a questo o quello scopo), coi pericoli i quali affezionano maggiormente alla vita e sciolgono la noia, colle turbazioni degli elementi, coi dolori e coi mali istessi, perché è piú dolce il guarir dai mali che il vivere senza mali; e con tali altri disastri, che si considerano come mali e quasi difetti della natura, scusandola col definirli per accidenti fuori dell’ordine; ma che forse, essendo tali ciascuno, non lo sono tutti insieme, ed appartengono anch’essi al gran sistema universale. Insomma il sistema della natura rispetto all’uomo è sempre diretto ad allontanar da lui questo male formidabile della noia, che, a detta di tutti i filosofi, essendo cosí frequente all’uomo moderno, è quasi sconosciuto al primitivo