Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1995

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[p. 481 modifica] [p. 482 modifica]d’allora in poi, cioè da quando ell’ebbe tre sommi scrittori, che l’applicarono decisamente alla letteratura, all’altissima poesia, alle grandi e nobili cose, alla filosofia, alla teologia (ch’era allora il non plus ultra, e perciò Dante col suo magnanimo ardire, pigliando quella linguaccia greggia ed informe dalle bocche plebee, e volendo innalzarla fin dove si può mai giungere, si compiacque, anche in onta della convenienza e buon gusto poetico, di applicarla a ciò che allora si stimava la piú sublime materia, cioè la teologia). Questa circostanza ha fatto che la lingua italiana contando oggi, a differenza di tutte le altre, cinque interi secoli di letteratura, sia la piú ricca di tutte; questa che la sua formazione e la sua indole sia decisamente antica, cioè bellissima e liberissima, con gli altri infiniti vantaggi delle lingue antiche (giacché i cinquecentisti che poi decisamente la formarono, oltre