<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1996&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141003154900</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1996&oldid=-20141003154900
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1996 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 482modifica] che sono antichi essi stessi, e che si modellarono sugli antichi classici latini e greci seguirono ed in ciò, e in ogni altra cosa il disegno e le parti di quella tal forma che la nostra lingua ricevette nel trecento e ch’essi solamente perfezionarono, compirono, e per ogni parte regolarono, uniformarono, ed armonizzarono); questa circostanza ha fatto che la nostra lingua non abbia mai rinunziato alle parole, modi, forme antiche, ed all’autorità degli antichi dal trecento in poi, non potendo rinunziarvi se non rinunziando a se stessa, perché d’allora in poi ell’assunse l’indole che la caratterizza, e fu splendidamente applicata alla vera letteratura. Questa circostanza è unica nella lingua italiana. La spagnuola le tenne dietro piú presto che qualunqu’altra, ma solo due secoli dopo. Dal cinquecento dunque ella prende la sua epoca, ed ella è la piú antica di fatto e d’indole, dopo