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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2828

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[p. 19 modifica] tempo stesso diversa armonia. Assai piú gran cosa che non pare si è il cambiamento della pronunzia in una lingua. E parlo qui solamente della pronunzia che spetta alla quantità, cioè alla brevità o lunghezza delle sillabe, ed all’accentazione, senza entrare punto in quella pronunzia che spetta alle stesse lettere ed elementi della favella, la qual pronunzia come influisca sulle lingue e come basti a diversificarle l’una dall’altra, e sia principal causa sí della moltiplicazione sí della continua alterazione de’ linguaggi, è cosa già dimostrata. Ma quella pronunzia che spetta [p. 20 modifica]alla semplice quantità delle sillabe ed agli accenti, par cosa del tutto estrinseca alla lingua. Infatti ella non altera in nessun conto il materiale delle parole come fa l’altra. Ed appunto ell’é veramente estrinseca ed accidentale alle parole. Nondimeno il cambiamento di questa pronunzia, che nulla influisce su ciascuna parola, influisce sulle piú intrinseche parti della favella, ed arreca essenzialissimi cangiamenti alla composizione e all’ordine delle parole, e quindi al giro ed alla forma della dicitura, e quindi alla vera indole della favella. Vedi p. 3024.

Oltre di che, quando anche a’ tempi bassi si fosse potuta dare all’orazione l’antica armonia, quando anche quest’armonia si fosse ben conosciuta