Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2921

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[p. 78 modifica] diremo forse altrettanto, ma non lo stesso, e benché diremo il vero, non perciò diremo quel medesimo appunto che dice Socrate. In questo e in altri molti casi simili, tanto nel greco quanto nell’italiano, spiegando il verbo volere per potere, l’espressione riesce vera e giusta, ma non pertanto l’intenzione della frase non era di dir potere. Perché spesso nell’esprimerci noi abbiamo due intenzioni, l’una finale (e questa nel caso nostro sarà ugualmente bene spiegata rendendo volere per potere, che dicendo ch’egli ridonda), l’altra immediata (e questa nel caso nostro non si otterrebbe con dir potere, né si spiegherebbe con questa voce); da ambedue le quali intenzioni è [p. 79 modifica]diversa quella intenzione o significato che ha la locuzione letteralmente presa (8 luglio 1823). Del resto, noi non usiamo in questo tal senso e modo il verbo volere, se non colle particelle negative o condizionali, o con interrogazione, come in quel verso di Anacreonte (od. 4 ᾽Εδόκουν ὄναρ τροχάζειν) τί θέλει ὄναρ τόδ᾽ εἶναι; che vorrà essere questo sogno? Ma in locuzione, forma e significazione affermativa non s’usa