Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2982

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[p. 114 modifica] tutti quelli che da essi in uno o altro modo derivarono (poiché anche il Paradiso perduto e la Messiade derivano pur di là), e che di essi in una o altra guisa si alimentarono. Massime aggiungendo che in tutta la loro estensione essi sono i medesimi, cioè sempre veri poemi, e sempre uguali a se stessi, il che non si può neppur sempre dire di tutti gli altri sopraddetti.

Par che l’immaginazione al tempo di Omero fosse come quei campi fertilissimi per natura, ma non mai lavorati, i quali, sottoposti che sono all’industria umana, rendono ne’ primi anni due e tre volte piú, e producono messi molto piú rigogliose e vivide che non fanno negli anni susseguenti, malgrado di qualsivoglia studio, diligenza ed efficacia di coltura. O come quei cavalli indomiti, lungamente ritenuti nelle stalle, che, abbandonati al corso, si trovano molto piú freschi e gagliardi de’ cavalli esercitati e addestrati, dopo aver fatto un doppio spazio. Tanto che, considerando la freschezza dello stile, delle immagini, della invenzione di Omero nella fine della Iliade, par ch’ei non lasci di poetare