Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3049

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[p. 154 modifica] di veruna scrittura riesca mai chiara, né semplice per altro, che per espresso artifizio e diligenza posta dallo scrittore a farla riuscir tale. E togliendo immancabilmente la chiarezza e la semplicità, ogni minima negligenza dello scrittore inevitabilmente danneggia, e in quella tal parte distrugge sí la bellezza, sí la bontà di qualsivoglia scrittura. Perocché la semplicità e la chiarezza sono parti cosí fondamentali ed essenziali della bellezza e bontà degli scritti, ch’elle debbono esser continue, né mai per niuna ragione (se non per ischerzo o cosa tale) elle non debbono essere intermesse, né mancare a veruna, benché piccola, parte del componimento. La forza, la sublimità, l’abbondanza o la brevità e rapidità, lo splendore, la nobiltà medesima, si possono, anzi ben sovente si debbono intermettere nella [p. 155 modifica]scrittura; elle possono, anzi debbono avere quando il piú quando il meno, sí dentro una medesima, come in diverse composizioni e generi; elle possono esser differenti da se medesime, secondo le scritture e le parti e circostanze