<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3100&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204100105</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3100&oldid=-20161204100105
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3100 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 184modifica] piú che presso i moderni; e massimamente appo gli antichissimi. Perocché insomma ella è cosa naturale il pregiar sopra tutto la felicità, laonde egli è ben ragionevole ch’ella tanto piú sia pregiata quanto i costumi, le opinioni e la vita degli uomini sono piú vicini e conformi alla natura, quali erano in fatti nella piú remota antichità. Omero dunque, pigliando a esaltare un Eroe ed una nazione, e togliendoli per soggetto del suo canto e della sua lode, e facendo materia del suo poema l’elogio loro, si sarebbe fatto coscienza di sceglierli o di fingerli sfortunati, e tali che non avessero conseguito l’intento di quella impresa di ch’egli prendeva a cantare. Egli doveva dunque pigliare un Eroe fortunato. [p. 185modifica]E tanto piú quanto questo Eroe era un guerriero e i suoi pregi eroici il coraggio e valor dell’animo, e l’impresa una guerra. Perocché se ne’ tempi moderni eziandio, poca o nulla è la gloria del vinto, e la lode di quella guerra