Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3111

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[p. 190 modifica] L’altro interesse, cioè quello della compassione, non poteva Omero introdurlo nel suo poema in modo ch’ei si riferisse ad Achille o ai greci; non poteva, dico, per le suddette ragioni. Solamente poteva fare che la compassione si riferisse pur talvolta ai greci o a qualcuno di loro, come a soggetti secondarii e accidentalmente (qual è, per esempio, Patroclo), non come a soggetto primario della compassione, al qual soggetto tendessero tutte le fila del poema. Questo soggetto ei lo prese nella parte contraria alla greca, in quella parte alla quale doveva appartener la sventura, se alla greca doveva appartener la felicità. Egli scelse o finse tra’ nemici un Eroe, per cosí dir, di sventura, il quale fosse opposto all’Eroe della fortuna, e l’interesse del quale dovesse perpetuamente bilanciare e contrastare e accompagnare l’interesse dell’altro nell’animo de’ lettori. Questo Eroe sfortunato ei lo fece inferiore di forze ad Achille, ed anche ad Aiace e a Diomede, perché la superiorità delle forze doveva