Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3258

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[p. 277 modifica] in altri luoghi ho largamente esposto, essere di natura sua servilissima, poverissima, senza ardire alcuno, senza varietà, schiava di pochissime, esattissime e stringentissime regole, oltra o fuor delle quali trapassando non si potesse in alcun modo serbare né il carattere né la forma d’essa lingua, ma in diversa lingua assolutamente si parlasse. Né senza una buona parte o similitudine almeno di queste qualità e di ciascuna di esse, la lingua francese sarebbe potuta giungere a quel grado di universalità largamente considerata, in cui la veggiamo: né certo mantenervisi, seppur momentaneamente vi fosse giunta, come vi giunse un dí la greca. Perocché queste [p. 278 modifica]qualità indispensabilmente richieggonsi ad una, ancorché non assoluta o stretta, universalità durevole di una lingua. Ora una lingua cosí formata e costituita, e di tali qualità in sommo grado (come a una lingua strettamente universale si ricercherebbe) fornita, a pochissimo andare, per cagione di queste medesime qualità, si corromperebbe e traviserebbe