Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3259

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[p. 278 modifica] in modo che piú non sarebbe quella; come altrove ho dimostrato di tali lingue non libere, coll’esempio (fra l’altre cose) della latina, la quale, siccome ogni altra, quantunque servilissima, che si conosca, fu ed è ben lontana dall’avere queste qualità in sommo grado, come si richiederebbe di necessità ad una lingua che avesse ad essere strettamente e durabilmente universale. Cosí quelle medesime condizioni che da una parte cagionerebbono, e in modo che senza esse non potrebbe stare, la propria, o vogliam dire esatta e durevole universalità di una lingua; d’altra parte, e nel tempo stesso, per propria natura loro, rendono assolutamente inevitabile e inevitabilmente prontissima una totale corruzione e mutazione della lingua medesima. Onde né senza esse la stretta universalità di una lingua può stare, né qualsivoglia universalità durare, come si è altrove provato; e parimente con esse non può durare né la stretta universalità né il proprio stato di una lingua. Perocchè, quanto al proprio stato, è evidente che una lingua di necessità corrompendosi e cangiandosi