Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3344

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*   Scrissero, vissero, dissero, videro, diedero, tennero e simili innumerabili, quasi da scripsěrunt, vixěrunt, dixěrunt, viděrunt, deděrunt, tennuěrunt. Cosí veramente dissero molti poeti, massime i piú antichi, e che tal pronunzia fosse o restasse propria del volgo romano, il quale conservasse anche in questo l’antichità, e la trasmettesse fino a noi, si può raccogliere da certi versi popolari portati da Svetonio in Jul. Caes., cap. LXXX, § 3 (dove si veggano le note del Pitisco ec.), che correvano in Roma sugli ultimi tempi di Giulio Cesare. Dico popolari,1 e infatti si paragonino con quelli riportati dal medesimo Svetonio, ib., cap. XLIX, § 7, ch’erano cantati dalla soldatesca di Cesare (3 settembre 1823).


*    Alla p. 3206. - 6o, L’immaginazione, la facoltà d’inventare o inventiva, la vena e fecondità, lo spirito poetico, il genio ec., non solo per cause morali, ma anche fisiche, si vede indubitatamente esser minore ne’ vecchi e negli uomini maturi, che ne’ giovani, [p. 331 modifica]ne’ fanciulli ec. e decrescere di mano in mano naturalmente secondo l’età. Si vede eziandio esser maggiore o minore ne’ diversi individui, non per solo effetto delle circostanze estrinseche e accidentali, ma anche primitivamente e per natura.

Note

  1. Lo dice Svetonio nello stesso citato luogo: vulgo canebantur.